Il chiaccherato fotografo e pubblicitario Oliviero Toscani ultimamente sulla vicenda migranti è diventato un esagitato supporter del PD, anche con immagini com’è nel suo stile, attaccando il governo del Cambiamento M5S-Lega.

C’è una foto però, pubblicata in questi giorni da Toscani per una campagna pubblicitaria Benetton, che ritrae un gommone con dei clandestini a bordo e sulla quale il noto e bravo fotografo Francesco Cito dubita della paternità: non sarebbe di Toscani. Per questo il fotografo di Benetton va su tutte le furie e dichiara di non aver mai sentito parlare di Cito. Ecco la risposta dell’interessato, giunta via Facebook, raccogliendo un vastissimo consenso:

A seguito del vespaio da me suscitato, in cui critico Oliviero Toscani, in merito alla sua ultima pubblicità con il marchio Benetton, per l’utilizzo di una foto di Kenny Karpov, oggi alcuni amici mi hanno fatto pervenire un video pubblicato online, in cui Toscani risponde alla mia critica.
Preso visione del video inviatomi, ringrazio Oliviero Toscani, per avere affermato nel suddetto, di non conoscere il fotografo Francesco Cito, e di questo, gliene sono grato, perché sta a significare, per quanto piccolo io sia nel firmamento fotografico, di essere rimasto incontaminato da certe logiche di mercato. Obietto comunque per correttezza, che per quanto si definisce essere tante cose, da regista, a sceneggiatore, a tecnico delle luci, e ancora art director, e tante altre cose ancora, di avere purtroppo la mente corta, essendo stati presentati a suo tempo, dall’amico fotografo Franco Fontana.
Oliviero Toscani, dimentica inoltre, che durante una serata a lui dedicata a San Felice sul Panaro, anni fa, in cui si celebrava un noto festival di fotografia, io fui quello fra il pubblico, a chiedergli chi fossero gli autori delle foto da lui utilizzate, nella prima campagna pubblicitaria chock, anni 80, sempre per il marchio Benetton, sulle cui foto mancava il credito fotografico, e dalla stampa tutta a lui attribuite. Non ci fù risposta, anzi la mia domanda, l’aveva alquanto infastidito.
Caro Oliviero, mi scuso se prendo licenza di definirla tale, in fondo siamo colleghi, per quanto io non abbia tanta notorietà, ne conduco programmi radiofonici, ne televisivi, ne tanto meno campagne pubblicitarie, immagino milionarie, ma una cosa voglio precisare, io non ho alcuna gelosia, ne invidia, ne altro, anche perché non mi ritrovo per niente nel suo concetto espositivo, di cosa significhi la fotografia. A suo tempo ho fatto delle scelte precise, e non rimpiango nulla sulle mie decisioni, nonostante mi fosse stato offerto di fare moda, così come ho sempre rinunciato all’essere assunto da editori importanti, prima dell’avvento degli attuali, che poco sanno d’informazione.
Non invidio nessuno per quanto piccolo io possa essere e un signor nessuno. Le immagini che in tutti questi anni ho realizzato e di cui sono stato, e ancora sono, regista, sceneggiatore, tecnico delle luci, art director etc etc. Le immagini, in cui per la loro realizzazione, io stesso ho mosso gli eserciti sui campi di battaglia, e non solo, appunto come regista, come Toscani afferma debba essere un fotografo moderno, senza mai avvalermi di generali, e di cui io stesso come operatore, utilizzando il mezzo, così detto foto-camera, ho poi impresso sulla pellicola, e per conseguenza autore.
( Non so se in questa sua visione della fotografia moderna, Oliviero non si riferisse a George Lucas, per la realizzazione di Guerre Stellari. ) La fotografia non è un film, anche se quest’ultimo, nasce dalla fotografia.
Racconti fotografici, storie intere, in cui il soggetto è il genere umano, di cui sovente ne ho attraversato i drammi, le sofferenze, ma anche i suoi momenti di gioia, e stranamente per quanto piccolo io possa essere, sono state pubblicate su testate giornalistiche che spaziano dal Sunday Times mag, a Life, da Stern ad Epoca, da Paris Match, all’ Observer, e su quasi tutta la stampa internazionale che conta. Pagine e pagine, e copertine comprese. Non male per un nessuno, che ha fatto della sua professione uno stile di vita, ricevendo credito dalle tante testate giornalistiche che contano, perché ho sempre avuto rispetto per chiunque fosse il mio soggetto, e mai nessuno ha messo in discussione la mia etica, ne tantomeno sono stato condannato dalle leggi “Sears” negli Stati Uniti. Può Oliviero Toscani, avvalersi di tante pubblicazioni sulle suddette testate? Forse si, credo anzi, che le sue campagne pubblicitarie, siano apparse di certo in ogni spazio disponibile del mondo, ma c’è una differenza sostanziale, gli spazi pubblicitari si pagano, e quando l’inserzionista paga, sia esso Benetton, o il detersivo Spik e Span, nessuno editore o spazio su di un edificio, rifiuta l’inserzione.
Le mie immagini, da umile operatore, sono state invece pubblicate in quanto avevano, o hanno qualcosa da trasmettere, pari ad alcune foto scelte da Toscani, ma non sue, per pubblicizzare un prodotto, che nulla ha a che vedere con la tragedia rappresentata. Eticamente, nulla hanno a che fare con un marchio commerciale. Comunque credo che Toscani ignori, che la rappresentazione sui media, nelle trasmissioni varie, della tragedia dei migranti, sono state divulgate a migliaia, prodotte da bravi autori, fotografi di reportage, che vanno da Giulio Piscitelli, a Francesco Malavolta, da Alessandro Penso a Francesco Giusti, da Rocco Rorandelli, come pure Francesco Zizola, e tanti altri dal lungo elenco da elencare, che sarebbe sacrilegio secondo il pensiero Olivierano, definirli autori, oltre che fotografi.. Sbaglia Oliviero nel dire che questa sua scelta di utilizzare tale foto, da visibilità non solo al fotografo, che in questo caso ha sbagliato a venderla per tale utilizzo, ma al problema stesso. L’avrei capito se tale iniziativa fosse stata affine ad una raccolta fondi per sponsorizzare un’iniziativa umanitaria. La cruda verità, è: a Benetton interessa vendere magliette. Inoltre mi domando cosa ne pensino nel PD, di cui Oliviero si vanta di avere la tessera. Mi chiedo poi, come mai il caro Oliviero Toscani, così bravo, così attento nel definire cosa debba essere un fotografo moderno, e avendo tutte queste qualità da lui elencate, non sia lui stesso a fotografare quei soggetti realizzati dai poveri fotografi di reportage. Paura? Pigrizia? Incapacità? Oppure perché le foto scattate ai bambini di Gaza con in dosso le magliette Benetton, erano un’aberrazione della fotografia?
Qualcuno ha scritto: Cito ha rischiato la vita. Questa è un’ attribuzione dettata da altri, io non l’ho mai detta, e ogni volta che mi si dice, “non è pericoloso il lavoro che fa, non ha paura?”, ho sempre risposto che ci vuole più coraggio ed è più pericoloso salire ogni giorno su di un impalcatura. Io non posso aver paura, ma nemmeno essere sprezzante del pericolo, guardo avanti, perché il lavoro che faccio mi porta a conoscere l’uomo, quello che di solito non appare sulle pagine patinate della pubblicità, e che mai sarà.
In quanto alla Piazza del Campidoglio a Roma, ( esempio poco attinente con la visione che Toscani ha dei fotografi ), disegnata da Michelangelo, il quale era si scultore, ma anche pittore, architetto, ingegnere etc., collocò si al centro di quel trapezio una statua equestre di epoca romana, ma quel cavaliere, l’imperatore Marco Aurelio, fu voluto li dal Papa Paolo III.
Io non giudico nessuno, non è da me, ma credo in quanto fotografo anche in BIANCO e NERO, di avere un po di conoscenza quanto si parla di fotografia.

P.S.
Prima di pubblicare la presente, questa sera, ho atteso di ascoltare, Oliviero Toscani su Rai Radio 1, nella trasmissione: “Io non sono obiettivo”, nella quale naturalmente ha capovolto in parte, la sua versione espressa nel video, e di seguito alle cose da lui elencate in risposta all’intervistatore, mi viene naturale in questo contesto, estrapolare l’ultima parte del pensiero di Ferdinando Scianna, voce più autorevole della mia, che nel suo volume “Obiettivo ambiguo” nel profilo che dedica a Toscani, termina così:
“Grande pubblicitario, geniale inventore di dispositivi di comunicazione”.
Piccolo fotografo.

Francesco Cito

Questa foto è stata da me sceneggiata, istruito le oche, costruita e diretta come regista, ed infine ripresa come un bravo operatore. Chiedo scusa per il B/N, ma non conosco bene la scala cromatica per usare il colore.

Di Mario Pargola

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