Cosa ci spinge a fermarci cinque minuti in più alla fine di un giro in museo o dopo una mostra nello shop? Come mai quegli oggetti a tema arte ci ispirano così tanto? Forse vogliamo comprare il catalogo e approfondire alcuni dei racconti e pensieri della mostra. O forse vogliamo portare con noi nel tempo il ricordo di quell’esperienza. Oppure semplicemente siamo nel negozio perfetto per un amante dell’arte, dove tutti gli oggetti sono stati scelti ad hoc per noi e dove ci sentiamo a nostro agio circondati da cose che ci attirano e stimolano la nostra curiosità. Oggi vi racconto come nascono gli Shop dei Musei e chi li cura.

Vi racconterò magari presto, se siete curiosi di saperlo la storia dei musei e della museologia in generale. Ma per capirne un po’ di più oggi vi basterà sapere questo. Circa cent’anni dopo che i primi musei in Europa come il Louvre o il British Museum avevano aperto comincia a diffondersi anche una nuova tendenza. Siamo alla fine del’800 e i visitatori di questi musei cominciano occasionalmente a trovare alla fine del loro giro delle riproduzioni delle opere esposte. Ovviamente a costi non eccessivi ma molto meno accessibili degli attuali costi della loro evoluzione: le nostre cartoline.

Secondo un articolo che ho letto un paio di anni fa su una rivista online inglese addirittura alcuni esempi di veri e propri negozi nei musei americani nascono all’Inizio dell’800. Vi racconto di questo episodio perchè è davvero interessante. A Philadelphia nel 1802 in un piccolo museo dedicato a un ritrattista alla fine del percorso un altro artista si mette d’accordo con l’istituzione e comincia a vendere ritratti dei visitatori. Si scopre così che quasi l’80% dei visitatori li acquista come ricordo del proprio giro.

Poco dopo sempre in America cominciano a nascere i primi creatori di questi oggetti e le prime iniziative di marketing. Un’altra che è entrata nella storia è quella del 1870 del Met di New York. Il museo da poco fondato per una delle sue prime mostre acquisisce una serie di dipinti antichi da esporre nelle proprie sale. E per rendere l’arte più vicina a tutti chiede ad un artista del periodo di creare delle stampe in serie di dieci di queste opere da esporre insieme agli originali per la vendita ai visitatori. Il concetto è semplice e anche abbastanza chiaro: puoi portare a casa con te ciò che vedi esposto e valorizzato qui nel museo. E nasce così l’idea di mettere a disposizione del visitatore un pezzo di museo ad un prezzo conveniente che da una parte fa da ricordo e dall’altra permette a tutti di essere dei piccoli collezionisti.

Con il tempo agli inizi del Novecento questo genere di iniziative cominciano a diffondersi sempre di più e la scatola con le riproduzioni all’uscita dei musei a volte diventa un vero e proprio piccolo shop. Non sarà però fino a cento anni dopo quindi ai nostri anni ‘80 che si svilupperà il concetto di Museum Shop così come lo conosciamo oggi. Tanto che addirittura negli anni ‘50 nasce l’Associazione dei Museum Shop, un’organizzazione no profit nata in America proprio per supportare e valorizzare questi luoghi.

Il problema infatti più forte che un museo si trova ad affrontare nell’avere al suo interno un negozio è quello dell’immagine. Il concetto invece secondo me è semplice, questi oggetti se di qualità dal punto di vista dei materiali, del design e della curatela sono oggetti non solo belli ma anche dal valore culturale. Un gioco da tavolo che ci fa scoprire qualcosa in più sul mondo dell’arte, una agenda che ci permette a lavoro o in università di portare con noi la nostra opera preferita non ferisce nessuno, non svilisce nulla anzi aggiunge contenuto culturale. Oltre al fatto che spesso i Museum Shop sono anche delle piccole librerie tematiche in cui possiamo trovare libri a tema arte, design, o moda che altrove o online sarebbe difficile reperire.

Chi sceglie questi oggetti per noi nei museum shop e soprattutto da dove nascono? I grandi musei al mondo hanno dei veri e propri dipartimenti che si occupano dell’acquisto di ogni categoria di oggetti legati alla collezione o agli artisti in mostra. Si tratta onestamente per lo più di piccoli team di due o tre persone che fanno ricerca di oggetti e li acquistano.

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Clelia
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