Battere il frumento, fare il bucato nella tinozza, battere la falce, pescare nei fossati per avere qualcosa da accompagnare l’immancabile polenta, giocare con il poco che il cortile offriva, sorseggiare la graspìa perché il vino costava troppo. E, soprattutto, un sacco di fatica.

La vita nell’aia, per quanto oggi possa evocare romanticismo e nostalgia, era un po’ tutto questo. Si univano solidarietà e miseria, si condivideva quello che c’era cercando di tirarne fuori il meglio per sopravvivere soffrendo il meno possibile, si ottimizzava ogni risorsa, anche piccola, che madre terra poteva offrire.

La Confraternita dei nostalgici del tabar di Sant’Antonio Abate di Concamarise, nella pianura veronese, dei ricordi ha fatto il suo mantra, quasi un credo religioso. Un principio ispiratore che arriva dalla voglia di non dimenticare, di far presente a chi oggi si sofferma troppo superficialmente su ciò che è stato e non comprende che, alla fine,, tutti arriviamo da lì, dalla vita di campagna.

E ricordare, molte volte aiuta soprattutto a guardare avanti…

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Video originale su YouTube pubblicato da Stefano Cantiero. Rating 0



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