La passione non è un fatto casuale. La passione si trasmette, si coltiva, ti arricchisce, diventa ragione di vita.
La mia passione per la moto è nata così: mio padre veniva a prendermi a scuola in Vespa e a me ogni giorno sembrava di vivere un’avventura. Bastava una discesa più ripida, una curva più morbida, uno scoppiettio del motore più forte per innamorarmi di quei viaggi quotidiani.
Nel 2019 ho preso la mia prima Suzuki DL650, ora ho una Triumph Tiger XC 800. Da allora non ho mai smesso di guidare, esplorare, viaggiare e sognare.
Qual è il mio più grande sogno?
Attraversare tutta l’Asia, raccontarvela e farvi venir voglia di viaggiare in moto con me.
Ringrazio @ramingo_diaries per aver dato voce alla mia passione e per aver utilizzato la mia storia come la prima di una lunga serie di storie di motoviaggiatori incontrati lungo il cammino.
#motorbike #passion #interview
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sono Davide Braga conosciuto sicuramente di più
come 19 diameter. 19 diametro è la dimensione
della mia ruota davanti, l’oggetto che poi quando
ho conosciuto la mia fidanzata è stato condiviso
anche da lei e quindi adesso stiamo cercando di
arrivare alla conclusione che sarà un worldwide
tour operator. sono nato a Verona poi ho viaggiato
un po tra le grandi città. otto anni fa mi sono
trasferito a Londra, sono venuto qui con l’idea
di fare fotografia e al momento lavoro per un
brand che descrive me stesso nel miglior modo
possibile The North Face e il loro motto è in
“never stops exploring” che mi contraddistingue.
come sempre l’idea dell’avventura deriva un
po dalle circostanze dove vivi. ho entrambi i
genitori che è da circa vent’anni che viaggiano
in moto quindi io ho iniziato praticamente
da passeggero di mio padre. mi ha portato
ovunque in italia e in giro per l’europa.
il primo viaggio che abbiamo fatto insieme,
io come passeggero, è stato in Romania ed è stato
il più particolare perché mia mamma ci seguiva con
la sua moto per la prima volta in un viaggio
di lunghe distanze. per la prima volta stava
andando in un paese straniero, penso che quello
sia stato l’avverarsi della sua idea di viaggio,
quello di non avere barriere. La sua meta
era fare la Transfagarasan e c’è riuscito.
quindi la visione della sulla felicità sulla
sua faccia mi ha fatto capire cosa vuol dire
arrivare alla meta per un moto viaggiatore. io
a 10 anni stavo seduto dietro questo scooter,
nemmeno sapevo esattamente dove mi stava portando
ma già mi divertivo a vedere il mondo dal casco,
praticamente da lì piano piano ha iniziato a farmi
provare la moto nel parcheggio davanti a casa.
Penso che il momento più importante, quello in cui
ho capito che volevo diventare un motociclista è
stato dopo vari viaggi da passeggero, feci un
viaggio sulle alpi in macchina e guardavo gli
altri motociclisti che passavano e io fermo in
coda nel traffico, e li guardavo fare le curve
e l’unica cosa che io potevo fare era girare il
volante. sono tornato a Londra e ho iniziato a
convertire la mia patente della macchina da quella
italiana quella inglese e nel giro di qualche mese
avevo la patente e avevo la prima moto che è il
V-Strom 650. Avendo comprato la moto in italia, il
mio primo viaggio è stato proprio Verona-Londra,
tra l’altro da solo, mi sono buttato nei moto
viaggi immediatamente e da solo quindi è stato
un bell’impatto. mio padre è stato il primo
moto viaggiatore che che ho conosciuto e che mi ha
spinto a diventare a mia volta un motoviaggiatore,
lui ha sempre avuto un impatto abbastanza forte e
io credo che il me di adesso cerchi di emularlo.
cerca di emularlo nella sicurezza che mi ha sempre
passato quando guidava, non ho mai avuto paura di
seguirlo nonostante mi abbia portato a fare
le peggio pazzie: ricordo una volta siamo
andati a fare 150 km in bici e io avevo 8 anni.
siamo partiti così senza nemmeno aveva deciso
dove andare, ci siamo ritrovati a stare via 2
giorni e 150 km. l’ho sempre visto come quello che
mi portava a fare le pazzie e quindi tutto quello
che faccio ora sembra una pazzia vista dalla parte
degli altri e me ne rendo conto quando la mia
fidanzata mi guarda e mi dice :”non è normale
fare 700 chilometri” ma, dall’altra parte poi ho
la voce di mio padre che mi dice “beh, sei seduto
sulla moto cos’è che non puoi fare?” e questa
cosa mi ha spinto in tutti i miei viaggi, anche
quelli che faccio tutt’ora con lui, c’è sempre
questa voglia di vedere qualcosa di nuovo, di
vedere cosa c’è dietro la curva, che è quello che
mi spinge. Quello che ha sempre avuto lui e che ha
sempre spinto lui, adesso spinge me. lui a parte
la Slovenia non era mai uscito dall’Italia, fino
a quando io non sono diventato un po più grande e
quindi negli ultimi anni. un’altra cosa in cui io
l’ho completato e che lui non aveva il coraggio
di affrontare da solo ,alla soglia dei 60 anni, è
di andare a fare sterrato gli mancava quella
giovinezza e quel coraggio di farlo. lui ha sempre
guidato su strada, ha sempre avuto moto da strada
tipo la FJR. quando io ho preso il V-Strom gli ho
detto che lo compravo con l’idea di andare a
fare sterrato e lui ha cambiato moto, ha preso
il super ténéré. siamo andati per la prima volta
insieme a fare sterrato, siamo anati per la prima
volta a dormire in tenda e quindi siamo nati
per la prima volta a dormire insieme intenda,
ci siamo proprio completati come come viaggiatori.
alla fine l’ho aiutato ad arrivare ai suoi
obiettivi. per me la libertà si vede in tanti
piccoli aspetti: decidere quale strada prendere,
poter modificare l’itinerario e decidere a che ora
svegliarsi, che è qualcosa che molto spesso nei
gruppi organizzati o con amici non puoi fare, il
decidere di girare a destra anche se al mattino si
era deciso di girare a sinistra a quel determinato
incrocio ti fa capire di essere libero. non mi
piace farmi condizionare dagli altri su cosa
vedere e dove andare ed è per questo motivo per
cui molto spesso viaggio solo o comunque con le
persone che amo. L’avventura è il cercare quelle
strade che il navigatore nemmeno ti fa vedere, il
non avere una rotta prestabilita, il non sapere
quanto tempo ci metti effettivamente a fare quel
viaggio, può essere una settimana, dieci giorni,
due giorni a seconda della tua voglia di libertà.
secondo me avventura e libertà vanno insieme ma
sono due cose diverse. io come viaggiatore
mi definisco un viaggiatore con delle mete,
venendo dalla fotografia io immagino la foto
che voglio ottenere in un posto e non c’è nulla
che possa fermarmi finché non sono arrivato in
quel posto e ottenuto quella foto quindi penso
che questa sia la mia differenza rispetto agli
altri moto viaggiatori e ogni volta che mi metto
alla prova e arrivo ad una determinata meta,
arrivo li e vedo che effettivamente ne valeva
la pena anche perché la meta poi è arricchita
del viaggio che hai fatto quindi non solo hai
visto le immagini su google e vuoi andare e fare
altre foto ma facendo il viaggio ha preso ancora
più importanza. il viaggio, per esempio, sui
Pirenei era fatto perché volevo arrivare a vedere
la visuale dal Baqueria-Beret. c’era la strada
chiusa, c’erano i lavori in corso, mi hanno detto
che dovevo aspettare due o tre ore prima di poter
salire perché c’era stata una mezza alluvione, mi
dicevano che la strada era impraticabile, non sono
riusciti a convincermi. Ho aspettato tre ore e mi
hanno aperto quel pezzo di strada e poi l’ho fatta
fin sopra nel fango eccetera, ma dovevo arrivare
a vedere la visuale da la sopra. come organizzo
un viaggio, parto sicuramente da dalle cartine
stampate per capire un po come sono le strade in
quella zona, ovviamente viaggiare per esempio,
in scozia, è più facile perché c’è internet e
tutta una serie di aiuti che ti facilitano la
progettazione. per paesi più complicati le cartine
stradali stampate sono sempre le migliori, da lì
poi passo a segnare i posti turistici segnati
sulle cartine e poi inizio una ricerca che varia
tra google e gli hashtag di instagram. ci sono
molti fotografi che utilizzano la localizzazione
delle foto che postano quindi molto spesso inizio
a guardare le foto che sono state messe e inizio
a immaginare un po come possono essere i posti e
dov’è che voglio arrivare, anche fotograficamente,
dove ci starebbe bene una foto, che foto in
che orario del giorno e quindi molto spesso
creo queste cartelle e molti viaggi sono iniziati
perché ho salvato 2 3 4 10 foto di quel paese e
quando vai a riguardarle dici:”ho 10 15 posti che
voglio vedere nei balcani, organizzo un viaggio
nei balcani, o organizza un viaggio in marocco”
quindi molto spesso le idee vengono anche da foto
di altri.I viaggi più intensi che ho fatto,
sono stati tutti abbastanza intensi, sia che
li abbia fatti da solo che con mio padre perché i
chilometri sono sempre tanti. uno dei viaggi più
intensi è stato il momento in cui ho portato la
moto da verona a londra guidando, era la prima
volta che salivo su quella moto, c’erano 40 gradi
con le borse laterali e non sapevo nemmeno le
misure. ho fatto praticamente 5-6 ore bloccato nel
traffico in Belgio, nonostante io fossi in moto,
quindi è stato stato un po un incubo. gli altri
viaggi, beh sicuramente interessanti sono stati
quello in romania e quello dei balcani dove però
purtroppo ero comunque un passeggiero, quindi non
guidavo. solo in alcune strade comunque deserte
mia mamma saliva dietro mio padre e mi lasciava
guidare la sua moto per qualche chilometro.
sicuramente i due più belli sono gli ultimi che
ho fatto: i 6000 km con la mia fidanzata sulle
alpi, tra le alpi italiane e le alpi svizzere,
e quello che è stato il giro di Scozia, quindi
tutta la north coast 500 e varie parti interne
della Scozia. è stato molto intenso soprattutto
per il meteo quindi le foto saranno un po diverse
dal solito perché davvero non ci si vedeva per la
nebbia. non si poteva guidare tra vento e pioggia
quindi anche fare le foto è stato abbastanza
complicato però è stato davvero divertente.
abbiamo visto cose spettacolari quindi speriamo
che i video siano venuti bene. lo stare lontano
da casa è complicato sopratutto nelle relazioni
personali ma posso dire che sono fortunato perché
in questi viaggi i miei genitori, soprattutto mio
padre, di solito mi motivano, mi spingono a farli
perché appunto la mia passione è la loro passione
e quindi capiscono il bisogno di andare. la cosa
più divertente era quando volevo arrivare nel mio
viaggio sulla costa europea, il mio viaggio doveva
arrivare a Genova e poi proseguire verso Verona
e ricordo questo messaggio di mio padre che mi
diceva :”ma perché non torni invece che facendo la
strada semplice, arrivi a Nizza e salì sulla rotta
delle Grand Alps. questo ti fa capire un po l’aria
che si vive in famiglia. c’era questa voglia da
parte loro di essere come nel viaggio, mia mamma
mi disse quando sono tornato che mio padre aveva
seguito tutti i miei spostamenti dalla mappa
su whatsapp che gli mandavo praticamente ogni
8 ore in live e lui sognava di fare le
curve insieme a me e si immaginava come
sarebbe stato fare questo viaggio in due e
mi invidiava, quindi questo ti dà la forza
di superare la solitudine. avessi due genitori
che mi remano contro, che non capiscono questa
necessità sarebbe tutto molto più complicato.
l’amore in moto dipende da come lo gestisci.
durante la relazione con lei ho fatto questi tra
giorni nel nulla inglese e ci si sentiva la sera,
soprattutto da parte della mia fidanzata è un
po una tortura, la sua è la preoccupazione di
dove dormo, se nella completa solitudine c’è
il segnale telefonico, se sono da solo cerchi
di tranquillizzarla il più possibile. lei è molto
meno avventuriera di me ma le piacerebbe esserlo
quindi ogni avventura che le propongo lei dice
sì e poi se ne pente, però dice si e quindi sale,
mi segue e ha abbracciato questo progetto
abbastanza complicato. devo dire il tornare
alla realtà dopo un viaggio, beh penso di
poterlo descrivere con una parola sola:
“terribile”. per me tornare nella civiltà,
nella vita di tutti i giorni è un incubo,
l’idea di vita per me sarebbe partire in moto
domani e non tornare mai più o almeno fino a
che non sento di avere la necessità di stare in un
posto fisso, quindi sì il ritorno è complicato. le
mie interazioni personali prima del viaggio,
a meno che non siano amici che ti conoscono,
che sanno che fai questa tipologia di viaggi,
la gente ti guarda e ti dice “mi stai prendendo
in giro, non lo farai davvero” o comunque un
totale scetticismo tipo ” io non lo farei mai”,
è la frase che mi sento dire più spesso. poi torni
con tutti i vari video, le foto, le esperienze
e gli incontri che hai fatto e quel “non lo
farei mai” diventa molto spesso un “ti invidio,
vorrei il tuo coraggio” quindi si passa da uno
scetticismo totale al l’hai fatto ed è andato bene
e quindi si siedono e vogliono che gli racconti
cos’è successo, vogliono i dettagli, vogliono
poter vedere quello che tu hai visto tramite
le tue parole che è un po quello che penso
spinga tutti i viaggiatori a viaggiare. il poter
raccontare quello che molti altri non possono
vedere. da quando ho iniziato a viaggiare
devo dire che ho scoperto un nuovo mondo,
un nuovo me stesso. non sono mai stato una persona
che andava a cercare di superare i propri limiti
o di scoprire quali sono le sue paure, da quando
ho iniziato a viaggiare in moto l’idea principale
con cui viaggio è proprio quella di mettere le
mie paure davanti alla realtà e di cercare di
superarle soprattutto quando viaggio da solo. allo
stesso tempo è strano perché mi sento protetto
dalla moto, mi sento che posso affrontare tutto
seduto sulla moto. molto probabilmente paure che
non riuscirai ad affrontare in altri modi. quando
sono partito le mie paure erano davvero infinite:
se si rompe la moto non sono un meccanico, non
ho mai onestamente messo le mani nel motore di
una moto, cosa faccio se mi si ferma la moto nel
nulla, se nel bel mezzo del nulla inizia davvero a
mancarmi la mia famiglia, cosa succede ,come mi
comporterò in quel caso se ci fosse una caduta
o qualcosa come avrebbero contattato poi i miei
genitori e comunque le persone che amo.Le paure
sono davvero tante e rimangono comunque durante
il viaggio, però è il viaggio stesso che te le fa
superare. in un certo senso ricordo il mio primo
viaggio di più giorni in solitaria sulle coste
francesi, l’attraversamento dei pirenei e poi
la costa sud francese, sono partito praticamente
senza nemmeno programmare l’itinerario e quello
che volevo affrontare era la mia paura di dormire
a lato strada in posti che non conosco con
gente che non conosco e devo dire che più
lo affrontavo e più facevo queste esperienze e
più la paura diventava in realtà divertimento
cioè è diventata quasi una dipendenza. quando sono
arrivato in fondo, quando sono arrivato a verona,
c’era la tristezza che fosse finito perché sapevo
che non avrei più dormito in tenda, sapevo che
non sarei più andato a letto comunque con l’ansia
di quello che sarebbe successo durante la notte e
quindi avvenimenti più impensabili tipo gente che
mi svegliava alle 6 della mattina, mi bussa alla
tenda per chiedermi se avessi fredde se volessi un
caffè. avevo messo la tenda in questa stradina che
porta in un campo di grano però ho messo, usando
google translate, ho messo un cartello con scritto
fuori dalla tenda “me ne vado subito al mattino”
perché se arrivavano almeno mi svegliavo ed ero
pronto ad andarmene. al mattino ho sentito il
trattore arrivare quindi già mi stavo svegliando
e questo signore mi ha bussato alla tenda. la
mia prima idea è stata che volesse chiedermi
di andarmene invece la sua risposta, quando gli
ho fatto vedere il cartello, lui lo guarda fa
il segno di sì e mi scuote la testa e mi dice
in inglese “non è un problema, ho visto ieri
sera che hai messo qui la tenda, sono venuto ha
portati il caffè e a vedere se stai bene se avevi
freddo” sono avvenimenti che poi ti porti dentro
e dice ok io avevo una grande paura di dormire
all’interno della società, preferisco dormire in
mezzo ai boschi in mezzo al nulla ma in realtà
poi esce comunque la bontà della gente. quando
la gente ti vede viaggiare da solo si affeziona
in un certo senso perché sa che sei solo, sa che
potresti aver bisogno di loro e molto spesso gli
viene voglia di aiutare quindi ce ne sono stati
un sacco di aneddoti che mi hanno fatto capire:
gente che ti parla per la strada senza motivo,
gente che ti avvicina e vuole mettere i bambini
seduti sulla moto come è successo in spagna..
è però il modo per chiacchierare con qualcuno,
il modo con cui alla fine passa il tempo, sorridi
e cerchi quel contatto umano che di solito hai tra
le mura domestiche e che in quel momento non hai
e quindi ti ritrovi a parlare con dei perfetti
estranei e ti fa capire che effettivamente non
sei mai solo. il punto di svolta che mi ha fatto
capire che effettivamente non sei mai solo è stato
quando un paio di giorni dopo la partenza un mio
caro amico mi ha contattato. non ci sentivamo da
2-3 anni e mi ha contattato perché attraverso le
storie su instagram ha visto che ero solo e mi
ha chiamato. siamo stati al telefono fino alle
quattro e mezza del mattino e lui ha ammesso di
avermi chiamato perché voleva tenermi compagnia.
la gente che incontri per strada non ti lascia
solo, i tuoi vecchi amici non ti lasciano solo,
è un’idea quello di essere solo. sei da solo
fisicamente ma non sei solo in tutti gli altri
aspetti. ho trovato praticamente l’antidoto
alla paura e sicuramente un modo per superare
le difficoltà durante i miei viaggi, ho capito
la differenza tra il mezzo e l’importanza che
dai ad esso, decisamente la vedo più come una
seconda fidanzata che come un mezzo parcheggiato
fuori. durante uno dei miei viaggi mi è uscito il
nome per la mia moto che è Malorie. tratto dalla
protagonista di bird box. lei viaggiava con gli
occhi bendati e anche la mia moto gira il mondo
ma più o meno fa un po la stessa cosa, perché
durante tutta la pianificazione lei è parcheggiata
fuori, lei non sa dove la porterò ma è sempre
pronta a partire a viaggiare e l’altra cosa che
fa ridere quando è iniziato il lock down qui nel
regno unito la mia moto era in italia e quindi me
la sono fatta spedire a maggio. la mie fidanzata
non l’aveva ancora incontrata la moto e quando lei
ha visto la moto scendere dal furgone e ha visto
la mia faccia che guardava la moto, la sua frase è
stata “ecco, adesso dovrò dividerti con un’altra”
e penso che questo racchiuda come una persona come
me vive il mezzo. cioè gli do un nome, gli do
importanza e la guardo come se fosse una seconda
amante. il viaggio nel mio immaginario non so se
accadrà mai ma la mia fidanzata ha sempre voluto
vedere Bali. la sua idea è di andare in aereo al
che io gli ho detto “io a bali ti ci porto ma non
in aereo”. lei ne è ancora all’oscuro di tutto
ciò ma io sto già guardando tutte le cartine,
tutte le cose per portarla a bali. c’è la paura
dell’ignoto in questi viaggi, c’e la paura di
avere delle crisi di panico in mezzo al nulla,
di non saper affrontare quella che è la realtà,
la realtà anche di paesi in cui hanno culture
completamente diverse, sistemi sanitari o d’aiuto
completamente diversi, lingue completamente
sconosciute e dove non parlano l’inglese quindi
le paure sono davvero infinite ma secondo
me un viaggio del genere ti apre davvero
orizzonti mentali che non avresti mai pensato di
superare. un augurio per il mio futuro decisamente
che questo progetto 19diameter abbia successo,
un progetto che nasce dall’idea di viaggiare e
di fare foto quindi il progetto in sé sarà non
solo portare i moto viaggiatori a viaggiare su
itinerari prestabiliti ma di insegnargli come
fare fotografia e con il tempo sto facendo dei
corsi di videomaking come insegnare a fare i video
perché mi rendo conto anche dalle foto sui social
che molti molto viaggiatori hanno macchine
fotografiche o comunque telefoni con ottime
potenzialità ma non le sanno usare e quindi
il progetto nasce dal “ok la sera arriviamo
comunque negli hotel e nei campeggi o nelle varie
situazioni dove dormiremo, si fanno quelle due ore
dove si insegna un minimo di inquadrature, qualche
regola fotografica e un po di editing e come
gestire un attimo i mezzi fotografici che hanno”
quindi sarà una cosa più inclusiva e quindi spero
che attraverso le mie capacità visive digitali,
le macchine fotografiche e le capacità della mia
fidanzata che che è una scrittrice e giornalista
di riuscire a portare questo progetto a galla